Il Mondo del Latte
L'EDITORIALE DE IL MONDO DEL LATTE
15-11-2018
Novembre 2018
Non viviamo un’epoca di cambiamento, ma un vero e proprio cambiamento d’epoca. Le situazioni che viviamo oggi pongono dunque sfide nuove che per noi a volte sono persino difficili da comprendere”.
Non sono parole mie, ma di Papa Francesco, che ha fatto questa riflessione un paio d’anni fa durante un incontro con i fedeli. Prendo in prestito le parole del santo Padre perché credo che spieghino molto bene le difficoltà che ci troviamo ad affrontare, non solo come cristiani (per chi è cristiano), ma anche come uomini. Persone adulte, nate nel secolo scorso, educate, cresciute e abituate a un mondo diverso.
Un mondo che per alcuni aspetti era più duro (alcuni hanno vissuto guerra e bombardamenti e anche l’immediato dopoguerra non è stato facile), ma che per altri versi era più semplice e lineare. Più piccolo, con una quotidianità fatta di casa, lavoro e piccole distrazioni.
Una vita che scorreva lenta – alcuni oggi la troverebbero noiosa – ma con più tempo per pensare, studiare, analizzare, approfondire. Anche il lavoro seguiva ritmi più lenti.
Oggi tutto è cambiato: in un pugno d’anni siamo passati dal “tutto scorre” di Eraclito al “tutto corre” della seconda decade del secondo millennio. Ce ne accorgiamo da tante cose. Perfino il linguaggio è nuovo. E non mi riferisco alla parlata dei ragazzi, perché ogni generazione ha inventato propri neologismi e usato espressioni caratteristiche dei propri tempi.
Mai prima della generazione Z (perdonate se uso un modo moderno per identificare chi è nato negli ultimi vent’anni), i giovani – ma anche chi lo è meno – avevano avuto la possibilità di accedere, con estrema semplicità, a enormi masse di informazioni o di comunicare con un numero così elevato di persone, perfino dall’altra parte del mondo.
È evidente che il trauma si sta facendo sentire. Non so dare altre spiegazioni a quello che sta accadendo alla politica, non solo a quella italiana, che, di fronte a un mondo sempre più aperto e connesso, reagisce chiudendosi a riccio o cerca di proteggere i propri confini.
Anche nelle aziende – credo – si vivono le stesse difficoltà, con le piccole grandi cose gestite da lontano, talvolta da lontanissimo.
Imprenditori e manager che si trasformano in globetrotter per seguire stabilimenti o vendite nai quattro angoli del pianeta.
Il mondo cambia, anzi è già cambiato. Possiamo solo rimboccarci le maniche e lavorare ancor più sodo che in passato.
Chi pensa di poter dire: “Fermate il mondo voglio scendere”, come Ernesto Calindri in un celebre spot, non ha futuro.
Mi piace però pensare che anche in questo nuovo mondo si debba credere e investire nei fondamentali: l’amicizia, la professionalità, l’affetto, la stima reciproca. E che la buona educazione – nel lungo periodo – sarà sempre vincente.
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