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Il Mondo del Latte

L'EDITORIALE DE IL MONDO DEL LATTE

18-09-2020

Settembre 2020


Repetita iuvant. Vogliamo crederci e per questo, pur avendone già parlato in tema di semplificazione, torniamo a farlo, con alcuni esempi che ci sembrano emblematici.

Il primo: un paio d’anni fa il Parlamento aveva abrogato l’obbligo di tenuta del registro di carico e scarico del burro. Passano pochi mesi e il registro torna in auge, peggiorato: le registrazioni riguarderanno presto tutti i prodotti lattiero-caseari in entrata e in uscita dagli stabilimenti. Quanti ne hai comprati, dove li hai presi, da chi? Quali prodotti hai ottenuto, quanti ne hai venduti, quanti te ne restano in magazzino? Lo Stato conosce la maggior parte di queste informazioni perché già presenti nelle banche dati (Uvac, Pif, dogane, ministeri, ecc.). La mano destra non sa cosa stia facendo la sinistra.

Il secondo: nuove imposte all’orizzonte. Mentre una mano promette una profonda riforma del sistema fiscale e l’abbassamento delle imposte, l’altra prevede nuove tasse e balzelli sugli imballaggi in plastica (Plastic tax) e sui prodotti zuccherati (Sugar tax). E promette a Bruxelles che, con altre tasse sulla plastica, recupererà ulteriori fondi a garanzia del Recovery fund.

Il terzo: l’obbligo di indicare l’origine della materia prima dei prodotti. Obbligo valido solo per i prodotti fatti e commercializzati in Italia.

Venduto come strumento di trasparenza e di tutela del consumatore, nasconde in realtà una visione distorta e quasi, osiamo dire, punitiva del ruolo dell’industria nella produzione del made in Italy. Ovviamente, i costi di adeguamento sono sempre a carico delle aziende.

L’ultimo, ma solo perché è la norma più antica: il divieto di detenzione e uso del latte concentrato o in polvere nelle lavorazioni casearie. Ingredienti consentiti quasi ovunque nel mondo, largamente impiegati anche in Italia per una miriade di prodotti. Ma non nei formaggi, perché stravolgerebbero la tradizione del nostro Paese. Dichiarazioni apodittiche che qualunque tecnologo è in grado di smentire.

Ci fermiamo qui, ma gli esempi potrebbero essere moltissimi, e non solo nel nostro settore. Divieti e imposizioni che, direttamente o indirettamente, colpiscono tutti i settori industriali.

Oneri, limitazioni, fardelli che costringono decine di persone a lavorare per proporre, discutere, rifare e ridiscutere leggi e decreti.

Costi che gravano sempre sul sistema produttivo, senza che vi siano motivazioni sanitarie o salutistiche o ambientali che ne giustifichino l’esistenza. Una ragnatela di regole. Un labirinto di norme che punisce e mortifica coloro che hanno reso l’alimentare nazionale uno straordinario brand internazionale.