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Il Mondo del Latte

L'EDITORIALE DE IL MONDO DEL LATTE

17-10-2018

Ottobre 2018


Nelle scorse settimane si è parlato di nuovo di allarme made in Italy.

Questa volta sul banco degli imputati c’è l’Onu. Sarebbero in arrivo nuove e allarmanti regole di etichettatura (tipo quelle delle sigarette), tasse sui prodotti, divieti di fare pubblicità. In tanti hanno lanciato l’SOS dieta mediterranea e lamentato l’attacco ai nostri prodotti tipici. Allarmismo e cattiva informazione però non aiutano a capire e a far capire.

Tutto nasce da un dato di fatto: poco meno di un terzo delle morti dipende da malattie cardiovascolari, cancro, malattie respiratorie croniche, diabete. Il fumo, l’alcol, l’inattività fisica, gli stili di vita scorretti, le diete non salutari aumentano il rischio di ammalarsi ed è doveroso che chi si occupa di sanità si interroghi sul da farsi. Perché prevenire è meglio che curare.

Mi ha molto meravigliato, quindi, leggere le accuse di tanti rappresentanti del mondo alimentare e della politica nei confronti dell’Oms e dell’Onu. Prima di tutto perché non è una novità (di questo problema si parla da dieci anni e sono numerose le iniziative già fatte, come il progetto MinSal/Assolatte per la riduzione volontaria degli zuccheri negli yogurt e nei formaggi per bambini!) e poi perché le preoccupazioni del mondo della scienza non possono che essere condivise dal sistema industriale.

È certamente vero che la dieta mediterranea è una delle migliori del mondo, ma sappiamo bene che le quantità sono importanti. Ci sono alimenti che devono far parte della dieta di base e altri che possono essere consumati solo ogni tanto o in certe quantità.

Così come sarebbe ipocrisia sostenere che in Italia (che anche grazie alla dieta è ai primi posti nel mondo per aspettativa di vita), chi dovrebbe farlo si preoccupi di promuovere coretti stili di vita e attività fisica. Chiunque abbia figli o nipoti conosce lo stato delle palestre scolastiche e le peripezie che mamme e papà fanno ogni giorno per permettere ai ragazzi di praticare uno sport! Perfino nelle grandi e moderne metropoli.

Mi piacerebbe quindi che si abbassassero i toni, che si spiegasse alla gente che non ci sono prodotti o diete sotto attacco, né prodotti che – assunti nelle quantità raccomandate – facciano male. Perché l’industria – tutta l’industria – è attenta al benessere di chi compra i suoi prodotti. Spesso molto di più di chi dovrebbe investire in educazione e cultura alimentare.

Va da sé che Assolatte è sul pezzo, con le istituzioni, per monitorare e intervenire a tutela dei nostri ottimi prodotti industriali.