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Il Mondo del Latte

L'EDITORIALE DE IL MONDO DEL LATTE

08-11-2019

Novembre 2019


Siamo stati i primi a lanciare l’allarme sui super dazi Usa entrati in vigore lo scorso 18 ottobre. In risposta alle nostre preoccupazioni, alcuni hanno promesso interventi ad alto livello, altri hanno fatto finta di non capire, altri ancora hanno placidamente confessato che non c’era nulla da fare.

Abbiamo lavorato gomito a gomito con gli importatori statunitensi, anch’essi danneggiati dalle decisioni di Trump. Abbiamo spiegato le nostre ragioni, evidenziando che non ci sono motivi per colpire il settore caseario. Non siamo certo noi i beneficiari dei contributi miliardari che l’Unione europea ha dedicato ad Airbus! Anzi: abbiamo investito centinaia di migliaia di dollari per far crescere il mercato dei formaggi made in Italy negli Stati Uniti.

Purtroppo, anche su pressione degli industriali caseari americani, con tanto di beneplacito del Wto, l’amministrazione Usa è stata autorizzata a “tassare” gli esportatori europei fino a 7,5 miliardi di dollari. In piena libertà e senza limiti di sorta. La misura – il 25% ad valorem oltre al dazio già esistente – ci colpisce in modo violento e non si possono escludere ricadute su tutti gli anelli della catena produttiva.

Il nostro è il settore italiano più colpito dalle misure americane: siamo i primi esportatori mondiali di formaggi verso l’America (35.000 tonnellate per un controvalore all’export di circa 280 milioni di euro).

Negli States portiamo prodotti di grande valore, molto sensibili ad aumenti di prezzo per la concorrenza del finto made in Italy che regna indisturbato in quel grande Paese.

Per i formaggi gli importi addizionali ammontano a più di 60 milioni di euro, che si aggiungono ai 30 che già pagavamo.

Ormai il danno è fatto, però non bisogna abbassare la guardia, dobbiamo andare avanti con la diplomazia, perché nulla vieta agli Stati Uniti di modificare gli importi appena fissati, né di includere
o escludere nuovi prodotti.

A nulla sono serviti o serviranno i proclami e le urla di lesa maestà.

Così come sono controproducenti le accuse rivolte ai colleghi d’Oltreoceano di produrre prodotti di bassa qualità. Sono dichiarazioni che non aiutano certo ad aprire un dialogo che tutti auspichiamo.

Un avviso a chi ama seminar zizzania: non si lamenti delle barriere altrui chi per primo alza muri a difesa del proprio mercato.

Chi di dazi ferisce, di dazi perisce!