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Il Mondo del Latte

L'EDITORIALE DE IL MONDO DEL LATTE

07-06-2017

Giugno 2017


Come molti ricorderanno, un paio di anni fa la filiera visse momenti molto complicati a causa di alcune partite di latte con livelli di aflatossine risultati al di sopra dei limiti di legge.

A parte le responsabilità, che spetta ad altri accertare, il problema ha avuto un riflesso negativo su tutto il settore, sia in termini di immagine che economici.

Le indagini sono ancora in corso ed è quindi inopportuno commentare l’accaduto.

Per aiutare le aziende ad assumere comportamenti corretti ed evitare che l’emergenza del 2016 si riproponga, alcuni giorni fa abbiamo organizzato un incontro tra le aziende di trasformazione e le autorità sanitarie, con i rappresentanti del Ministero della Salute, dei Nas, dei Servizi veterinari regionali e dell’Iss.

Un incontro partecipato e, credo, molto utile, che ha permesso di allinearsi su alcuni temi di grande rilevanza.

In primo luogo è chiaro a tutti che l’aflatossina è un problema con cui bisogna imparare a convivere. Le corrette pratiche di coltivazione e di allevamento possono certamente ridurre i rischi, ma non eliminarli, almeno quando l’allevamento da latte si basa sul mais e sul trinciato, autoprodotti in azienda.

Tutti sanno che la tossina passa dal mangime al latte ed è una precisa responsabilità dell’allevatore mettere in atto ogni possibile pratica per garantire all’impresa acquirente una materia prima sicura. Ed è noto a tutti che il fenomeno compare spesso a macchia di leopardo. Non è quindi sempre facile per il singolo allevatore prevederlo.

Fatto sta che chi rischia di più nella filiera non è tanto chi il latte lo vende, quanto chi lo compra, lo lavora e mette il proprio nome sulle etichette dei prodotti.

Di qui la necessità – anche nelle aziende di trasformazione – di rispettare scrupolosamente le regole, sia nei piani di autocontrollo sia nelle comunicazioni che devono essere fatte prima che il problema esploda.

Ancor più importante – questo è quanto emerso durante l’incontro che abbiamo organizzato – è che gli operatori della filiera cooperino tra loro, lavorino a stretto contatto, si parlino, si confrontino e collaborino con le autorità addette ai controlli.

La storia insegna che tutte le volte che questa sinergia triangolare funziona, il problema viene gestito al meglio e i danni possono essere contenuti. Per dirla con un adagio legato al mondo medico che conosciamo tutti: prevenire è meglio che curare.

 
Adriano Hribal

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