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I Mercati

PICCOLI PASSI VERSO LA LIBERA CIRCOLAZIONE

19-09-2013

Il futuro del commercio agroalimentare


Il panorama alimentare mondiale è destinato a subire profonde modifiche. Vista la crescita a due cifre registrata negli ultimi anni è più che probabile - per non dire certo - che il futuro dello sviluppo è nelle mani dei Paesi che si trovano al di fuori dei confini europei, Paesi che fino a pochi anni fa erano esclusi dai commerci internazionali.


Così, dopo aver lavorato in modo efficace per essere autosufficiente e per diventare uno dei principali player mondiali, è fondamentale che l’Europa si interroghi sul proprio futuro: per accedere a questi mercati bisogna essere capaci di proporre prodotti di qualità, competitivi e di trovare accordi che consentano il libero scambio.


Aprire cioè le proprie frontiere, per chiedere agli altri di fare lo stesso. Percorso e dialogo tutt’altro che facili, ostacolati dal protezionismo di molti governi.
Eppure, la posta in gioco è davvero alta: secondo le stime della Commissione europea, il libero scambio con i soli paesi con cui si sta discutendo, porterebbe ad una crescita del PIL europeo del 2,2% (275 miliardi di euro), e alla nascita di più di due milioni di nuovi posto di lavoro.


I negoziati sono quindi un’occasione da non perdere, una grande opportunità per l’agroalimentare europeo e per quello italiano, che proprio in queste settimane si gioca su numerosi tavoli: Stati Uniti, Canada, India, Giappone, Vietnam, Thailandia, solo per citarne alcuni.


È interesse di tutti che i tempi del protezionismo finiscano. La storia recente insegna che la libera circolazione dei prodotti è un vantaggio per tutti.

Basta pensare con l’entrata in vigore dell’accordo con la Corea del Sud abbiamo assistito ad un immediato aumento delle esportazioni di prodotti di alta qualità. Lo stesso è successo con il Messico: dopo l'entrata in vigore delle intese, il commercio è raddoppiato, passando dai 21,7 a 47,1 miliardi di euro. E cosa dire dell’accordo di associazione UE/Cile, che ha permesso all’Unione europea di diventare il secondo esportatore verso grande paese dell’America Latina, dopo gli Stati Uniti?