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Denominazione di Origine Controllata e Garantita

DOCG - Denominazione di Origine Controllata e Garantita

Tutto sulla denominazione DOCG, la Denominazione di Origine Controllata e Garantita


Intorno alla metà del ventesimo secolo, in Italia si è deciso di creare un sistema per poter garantire ai consumatori dei prodotti di qualità facilmente tracciabili, seguendo il modello utilizzato in Francia già negli anni precedenti: la denominazione d’origine. Mentre in Francia questo sistema, chiamato AOC (Appellation d’Origine Controlée) era stato inventato sin dalla metà del diciannovesimo secolo, nel nostro paese è stato creato soltanto un centinaio d’anni dopo.

La denominazione d’origine ha una sigla differente a seconda del prodotto a cui si riferisce e per quanto riguarda i vini esistono il marchio DOC e DOCG, ora entrambi sostituiti dal marchio DOP.

La denominazione DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita), nonostante sia stato creato con la legge 930/1963, è stato effettivamente utilizzato solamente nel 1980. Questo marchio è stato creato per garantire al consumatore la qualità e la provenienza d’origine dei vini in Italia, in particolare quelli di maggior pregio e provenienti da territori ben specifici, dove i viticoltori devono seguire un preciso disciplinare per ottenere un vino degno di ottenere la denominazione d’origine. I primi vini italiani ad essere stati insigniti di questo marchio sono due tra i rossi più famosi ancora oggi: il Brunello di Montalcino e il Vino Nobile di Montepulciano (D.P.R. 01/07/1980); tra i bianchi invece, il primo è stato l'Albana di Romagna DOCG (divenuto nel 2011 Romagna Albana DOCG), soltanto sette anni dopo il primo riconoscimento DOCG. Attualmente, i vini in Italia riconosciuti con il marchio DOCG sono ben 74. Questo marchio, ora sostituito con quello DOP secondo il regolamento della Comunità Europea 479/08, attesta la relazione tra le caratteristiche e le qualità del prodotto con il territorio di produzione. Nonostante sia appunto stato rimpiazzato da questa nuova sigla, il marchio DOCG può essere ancora apposto sulle etichette dei prodotti vinicoli grazie a una concessione del legislatore (Reg. CE n. 607/09), per proteggere i prodotti sul mercato da un totale cambiamento improvviso, che avrebbe probabilmente portato a un drastico calo nei consumi e negli acquisti da parte dei consumatori. Il marchio DOCG, può essere infatti apposto sull’etichetta del vino assieme a quello DOP, secondo la legge recentemente varata. I vini possono essere riconosciuti a marchio DOCG solamente se corrispondono a certe caratteristiche: prima di tutto, deve trattarsi di vini già riconosciuti a marchio DOC, e devono provenire da zone di produzione DOC aventi questo marchio da almeno 10 anni. Inoltre, questi vini devono essere considerati di particolare pregio, per le loro caratteristiche e per la fama commerciale, ossia devono essere particolarmente conosciuti. Come ultima caratteristica, i vini DOCG devono aver dimostrato negli ultimi due anni di essere rilevanti nella sostenibilità economica del territorio protetto, ossia il 51% di coloro che conducono vigneti devono averla rivendicata. In parole povere, i vini insigniti del marchio DOCG sono dei prodotti piuttosto ricercati, creati seguendo un disciplinare molto attento e restrittivo, che serve a creare un prodotto di altissima qualità e naturalmente di origine strettamente controllata. Ciò che contraddistingue la denominazione DOCG dalle altre presenti in Italia, è che questa si riferisce a un territorio ben specifico di produzione del vino: infatti, può riferirsi sia a un territorio, sia a un area ben delimitata che può essere una sottozona, un comune o addirittura una frazione. Questa denominazione è infatti più restrittiva rispetto alla DOC: ad esempio, il vino DOCG è sottoposto a ben 2 esami, di cui il secondo si effettua in fase di imbottigliamento. Inoltre in etichetta deve essere sempre riportata l’annata del vino (questa regola non vale per gli spumanti, vini frizzanti e liquorosi). Per riconoscere all’acquisto di un vino DOCG da un altro vino senza denominazione, bisogna controllare il tappo della bottiglia: è posto infatti intorno al tappo un sigillo rosa sul quale è annotato un numero che riconosce la bottiglia di vino, oltre naturalmente al marchio DOCG. Il disciplinare che deve seguire un vino per ottenere il marchio DOCG deve essere costituito da più articoli, nei quali sono descritte le caratteristiche che deve avere e le regole che bisogna seguire per produrlo. Prima di tutto, sono indicati i nomi e le varietà con le quali si trova il vino sul mercato e le caratteristiche di ognuno, come ad esempio la tipologia novello, riserva, passito etc. Oltre alle caratteristiche del vino, deve essere presente anche la tipologia specifica quale Cabernet, Sauvignon e così via. Nell’articolo seguente, devono essere indicate le zone di origine delle uve, con il territorio specifico dei vitigni indicandone il comune e se necessario anche le strade che delimitano il vitigno. Successivamente, è indicato il metodo di produzione dei vini, specificando naturalmente che le uve raccolte nei vitigni devono essere trasformate in vino in loco e non al di fuori della zona di origine. Infine, sono presenti le caratteristiche organolettiche del vino, sia per quanto riguarda il colore, sia il sapore e l’aroma che lo contraddistinguono.