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Il Mondo del Latte

L'EDITORIALE DE IL MONDO DEL LATTE

12-09-2016

Settembre 2016


Dopo qualche giorno di riposo, il Paese riparte. L’autunno è alle porte e nessuno sa bene cosa porterà: il quadro è sfocato ed è difficile fare previsioni.

Secondo alcuni bisogna essere ottimisti: la produzione di latte ha rallentato la propria corsa, avvicinandosi ai livelli degli scorsi anni e la disponibilità di prodotti trasformati sta diminuendo. Altri vedono nero ed evidenziano che i magazzini sono stracolmi di latte in polvere e burro, che le quotazioni sono ancora molto basse, che con questi chiari di luna è davvero difficile pensare a un cambiamento importante del mercato.

È evidente, comunque, che siamo lontanissimi dai valori di tre anni fa, quando la domanda sembrava impazzita e in grado di assorbire un volume praticamente infinito di latte.

Sono stati due anni davvero molto complicati. I governi, i ministri agricoli, la Commissione e il Parlamento europeo hanno discusso molto sul da farsi, sulle misure e le iniziative per aiutare il mercato e il settore. Alla fine – è evidente – si è deciso di tralasciare gli interventi strutturali, limitandosi a mettere sul piatto della bilancia importanti risorse finanziarie per tamponare la situazione e integrare il reddito degli allevatori.

Credo che nessuno sappia esattamente quale sia stato il costo complessivo di tutti gli interventi voluti dall’Unione europea e da ognuno dei 28 Stati membri. Così come nessuno conosce con certezza quanta parte dei copiosi investimenti siano realmente andati nelle tasche degli allevatori.

Il mondo agricolo lamenta che, a causa della crisi e del prezzo del latte, tante stalle hanno chiuso, ma i dati ufficiali raccontano una verità diversa: la chiusura delle aziende agricole e industriali è una delle costanti che ha caratterizzato gli ultimi trent’anni, in tutta Europa, con le quote o senza, con prezzi alti o bassi, non importa.

Non giudico se le iniziative decise siano state o meno quelle giuste, ma credo che – nell’interesse della filiera – sarebbe meglio aprire una riflessione su tutta la catena e sui costi di produzione.

E credo che Henry Ford avesse ragione quando affermava “chi non osa non sbaglia”. Anche a rischio di fare qualche errore, infatti, bisogna cominciare a immaginare e costruire una filiera del latte più moderna e strutturata.

Accettando anche il fatto che – purtroppo – nel mercato di oggi non sempre c’è spazio per tutti.

Adriano Hribal


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