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Il Mondo del Latte

L'EDITORIALE DE IL MONDO DEL LATTE

15-03-2019

Marzo 2019


La Corte di Cassazione ha confermato nel febbraio scorso il licenziamento di una lavoratrice sorpresa a usare facebook durante l’orario di ufficio. Stando ai dati presentati dal datore di lavoro, in 18 mesi la signora, segretaria in uno studio medico, durante l’orario di lavoro (peraltro part time), avrebbe effettuato dal computer dell’ufficio circa 4.500 accessi. In soldoni: una decina di sbirciatine al giorno sul social più diffuso del mondo. E stando alla sentenza neanche “toccate e fuga”, dato che i giudici parlano di durate talora significative.

I giornali ricordano che non è la prima volta che l’uso errato dei social network provoca licenziamenti, ma è di certo il primo caso in cui l’allontanamento non dipende da un utilizzo ottuso dello trumento: altre volte, infatti, il dipendente licenziato aveva pensato bene di pubblicare insulti rivolti ai propri capi e colleghi, diffamandoli.

Vi confessiamo che, in un certo senso, la notizia ci ha fatto piacere. Non perché siamo contenti del licenziamento di una signora che dovrà trovare un altro modo per sbarcare il lunario, peraltro con un curriculum rovinato dalla sentenza.

Né perché abbiamo qualcosa contro i social network che ormai sono entrati nelle nostre vite (solo Facebook conta 2,2 miliardi di iscritti: il 30% della popolazione mondiale!) e sono uno strumento di comunicazione globale davvero unico. Permettono di comunicare le proprie idee, i propri gusti, le proprie passioni, i propri problemi. Hanno in parte sostituito il telefono, permettendo di parlare alle persone lontane in modo assolutamente economico. Consentono di essere informati su quello che accade nel mondo.

La nostra soddisfazione dipende da tutt’altro. Da tempo ci interrogavamo sulla quantità di tempo che decine di migliaia di persone – non parliamo di ragazzini o di adolescenti svogliati, ma di adulti sani e vaccinati – passano a commentare qualunque notizia, notiziola o notiziona postata dalla star o dal politico di turno. Cantanti, attori, sportivi e da un po’ anche i politici, filmano, fotografano, commentano e pubblicano ogni momento della propria giornata, non solo quelli pubblici, anche quelli privati o addirittura intimi, con decine di migliaia di follower, permanentemente connessi che li leggono, a loro volta li commentano, spesso litigano. Ogni momento diventa così un’occasione per dire la propria, per attaccare chi sostiene posizioni diverse… il regno degli “hater”. Spesso discussioni infinite sul sesso degli angeli. Quel che colpisce di più è che ciò accade a qualunque ora del giorno e della notte. Anche, anzi molto spesso, durante il lavoro e a discapito di questo. E mentre questa massa di adulti parla, chiacchiera, commenta, mette like, si fotografa e rende pubblica la propria vita, gli altri lavorano e portano avanti il Paese anche per questo esercito di nullafacenti. Ben venga quindi la sentenza: campanello d’allarme per i fannulloni!