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Intervista a Massimo Polidoro, Giornasta e Scrittore

Il Mondo del Latte

4 DOMANDE A: MASSIMO POLIDORO

12-01-2015

Giornalista e scrittore


Latte e latticini sono da tempo al centro di una campagna denigratoria che li dipinge come alimenti non necessari e addirittura dannosi per la salute. I numeri dicono che il consumo di prodotti lattiero-caseari è in continuo calo soprattutto nei Paesi industrializzati. A far scendere le quantità giornaliere assunte da ogni individuo non può essere solo la crisi economica. C’è un progressivo allontanamento da uno degli alimenti più naturali e importanti per la dieta umana. Limitandosi all’Italia, le più recenti indagini di mercato svelano che l’unico comparto del latte alimentare a crescere è quello del delattosato: se non una prova, questo è almeno un indizio del fatto che tra i consumatori si è diffusa l’idea che il latte sia poco digeribile.
Anche per la bevanda bianca, così come per l’attentato dell’11 settembre 2001, le scie chimiche o l’omicidio Kennedy, la rete fa da enorme cassa di risonanza alle teorie più disparate: “bere latte è innaturale per l’uomo adulto”, “il latte è fonte di allergie”, “non serve per rinforzare le ossa”, fino ad arrivare ad affermare che “latte e formaggi sono pericolosi per la salute”.
Idee e convinzioni si diffondono piuttosto rapidamente e, suffragate da presunti riscontri scientifici, hanno come risultato quello di ridurre drasticamente o inibire il consumo di latte in molte persone. Se questa tendenza diventasse “stile di vita” ci potrebbero essere rischi per la salute pubblica, poiché il consumo adeguato di prodotti lattiero caseari, consigliato dalle linee guida di tutti i Paesi, è correlato con importanti benefici per l’organismo, salvo nei casi acclarati di allergie o intolleranze.
Per capire meglio come queste teorie del complotto nascono, si sviluppano, diventano “virali” e anche per provare a trovare qualche contromossa, ci affidiamo a un esperto di cospirazioni e smascheratore di bufale come Massimo Polidoro, giornalista e scrittore, autore di “Rivelazioni. Il libro dei segreti e dei complotti”, in libreria da qualche mese per i tipi di Piemme edizioni.
In 350 pagine, Polidoro prende in esame alcuni dei più famosi misteri della storia: dal Santo Graal al mito di Dracula, dagli alieni alle malattie misteriose. Li spiega, li scompone e ne mette a nudo le debolezze, invitando anche il lettore a fare uno sforzo per sviluppare un proprio spirito critico davanti ai fatti. In chiusura anche dieci consigli per indagare i misteri, tra cui l’invito a fare ricerche, approfondire, non giudicare in modo affrettato e verificare l’attendibilità delle fonti.
Tutte buone norme che gli scettici nei confronti dei prodotti lattiero-caseari dovrebbero mettere in pratica prima di decidere di eliminarli dalla propria dieta.

1. Come nascono le teorie complottiste e perché molti sono portati a crederci senza verificare?
In genere una teoria del complotto nasce come tentativo di trovare motivazioni nascoste per un evento straordinario o complesso. Tali teorie sfruttano l’ignoranza e la carenza di senso critico di parte del pubblico, approfittando del fatto che lo svolgersi di certi eventi non è sempre chiaro e accessibile, costruendo dietrologie che si basano spesso sull’impossibilità di verificare come sono andate veramente le cose. Gli argomenti degli autori delle varie teorie cospirazioniste danno l’impressione di essere precisi, anche se in genere non si basano su fonti neutrali o su prove scientifiche dall’indubbia validità.
Altre volte, ciò che fa nascere una teoria della cospirazione è l’incapacità di accettare un fatto che fa male: “Kennedy non poté essere ucciso da un semplice squilibrato, dev’esserci stato qualcosa di molto più grande dietro”; oppure: “Michael Jackson, il re del pop, non può essere morto per un’overdose di sonnifero: deve aver simulato la sua morte per fuggire alle pressioni dello show business”, e così via. Come diceva Pasolini: «Il complotto ci fa delirare perché ci libera dal peso di doverci confrontare da soli con la verità». Credo proprio avesse ragione.

2. Il complottismo alimentare gode di una popolarità crescente, alimentata da una presunta maggior consapevolezza degli individui e da una diffidenza verso tutto ciò che è  istituzionale. Non crede sia un atteggiamento pericoloso?
Spesso si è portati a credere alle teorie della cospirazione perché, effettivamente, i governanti non di rado legittimano questo tipo di dubbi. Decisioni e comportamenti illeciti da parte di chi è al potere, una volta scoperti, alimentano il sospetto e la sfiducia nei confronti delle istituzioni. Si tratta ovviamente di abusi e reati che vanno scoperti e denunciati. Ma c’è una differenza fondamentale tra chi denuncia soprusi e illeciti governativi e chi va a caccia di cospirazioni. I primi raccolgono fatti e sulla base di quelli cercano di costruire una tesi che permetta di spiegare tutti gli episodi raccolti. I secondi, invece, partono con un’idea preconcetta, come ad esempio: “L’11 settembre non può essere opera di Al Qaeda; devono essere stati per forza gli stessi americani ad aver organizzato gli attentati per avere il pretesto di scatenare una guerra in Iraq”.  Così vanno alla ricerca di fatti e particolari che la soddisfino e sembrino confermarla, scartando e ignorando allo stesso tempo tutto ciò che contrasta con tale idea.  
È indubbiamente un atteggiamento pericoloso. Vedo soprattutto tre guai prodotti dalle teorie cospirazioniste. Il primo effetto negativo è che si induce un senso di impotenza politica. Che cosa può fare una persona comune se il mondo è gestito da società segrete come gli Illuminati, famiglie facoltose come i Rockefeller o i Rothschild, agenzie di intelligence come la Cia o il Kgb, che operano in segreto per stabilire un nuovo ordine mondiale? Tanto vale arrendersi, allora.
Ancora più devastante è il secondo effetto: l’angoscia per un pericolo inesistente induce a comportamenti dannosi se non addirittura suicidi. Credere che il latte sia una bevanda “innaturale” rifiutandosi di consumarla, come sostengono alcuni complottisti, provoca danni non solo a loro ma anche ai loro figli, che cresceranno senza un elemento fondamentale per la costruzione di ossa forti.
O, ancora, credere che i vaccini siano responsabili dell’autismo è una teoria che non ha fondamento e nasce dalla truffa di un medico radiato dall’albo, Andrew Wakefield, pagato per dichiarare il falso. Chi rifiuta di vaccinare i propri figli non solo li espone al rischio di malattie che si ritenevano debellate, come il vaiolo o la rabbia, ma contribuisce alla diffusione dei virus anche nel resto della popolazione. E proprio da poco abbiamo saputo che la disinformazione ha fatto breccia, tanto che le vaccinazioni contro rosolia e morbillo sono crollate del 25%.
Il terzo effetto procurato dalle teorie cospirazioniste è la deviazione della protesta sociale verso falsi obiettivi: per esempio, la campagna sulle cosiddette “scie chimiche” – l’innocua condensa degli aeroplani spacciata per misteriosi gas venefici – distoglie l’attenzione da minacce concrete e autentiche. come gli scarichi delle automobili o i rifiuti tossici.

3. Ragionando su questi argomenti, appare sempre più evidente la dicotomia del web: da un lato democratico divulgatore del sapere, dall’altro potente strumento per la diffusione di teorie e idee del tutto inventate.
Internet è uno strumento eccezionale, ma, e questa è sia la sua fortuna che la sua maledizione, è privo di filtri. Vi si può trovare di tutto, dalle ricerche più serie e scientifiche, alle assurdità più clamorose. La difficoltà per chi naviga, dunque, è proprio quella di capire se si trova di fronte alle prime o alle seconde. E non è un compito facile.
I personaggi carismatici, che propagandano teorie suggestive, riescono ad avere tanto seguito sia perché rispondono al bisogno di certezze di cui si diceva prima, sia perché chi va in cerca di certezze difficilmente si fa cogliere dal dubbio. Trovare qualcuno che sembra avere capito tutto del mondo e ci vende la sua teoria impacchettata e infiocchettata, per molti rappresenta una tentazione irresistibile di fronte a una realtà che altrimenti appare del tutto imprevedibile e quindi poco rassicurante.
Ma bastano pochi accorgimenti per evitare di farsi abbindolare: accertarsi che qualcosa di misterioso esista veramente; verificare l’attendibilità della fonte; condurre ricerche approfondite e risalire alle fonti originali; non formulare ipotesi prima di aver analizzato tutti i fatti; riprodurre, quando possibile, le condizioni originali in cui si sono svolti i fatti; dove possibile, controllare di persona i fatti; chiedere consiglio agli esperti; imparare a distinguere tra fatti e fantasie; prendere i testimoni con le molle, ma educatamente.
E, infine, applicare il “rasoio di Occam”, cioè: prima di formulare teorie rivoluzionarie, verificare se un certo fenomeno non possa essere interpretato con spiegazioni già esistenti.

4. Cosa si può fare, in particolare, per contrastare l’ingiusta demonizzazione dei prodotti lattiero-caseari?
Credo che l’ignoranza si combatta soprattutto con l’informazione corretta. E dunque, secondo me occorre investire in tutto ciò che può aiutare a far conoscere meglio al pubblico le tante virtù che il latte e i suoi derivati possiedono, combattendo allo stesso tempo l’ignoranza e la disinformazione pseudoscientifica, magari iniziando già con attività nelle scuole.

 
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