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Attualità

CINQUE DOMANDE A: GIUSEPPE AMBROSI

26-11-2013

Il Presidente di Assolatte risponde alle nostre domande


       1.    Presidente, 2013 un anno da dimenticare?

Inutile nascondersi dietro un dito: la situazione è difficile!
Dopo anni di crescita modesta rispetto alle reali potenzialità, il 2013 si chiuderà con un calo generalizzato della produzione e dei consumi interni.
Le vendite di latte fresco e UHT sono diminuite rispettivamente del 4 % e del 3%; quelle di latte fermentato dell’5%. Non va meglio i nostri grandi formaggi DOP: Grana Padano e Parmigiano Reggiano hanno registrato una flessione delle vendite, cedendo spazio ai formaggi alternativi, che hanno prezzo minore. Tutti gli altri tengono, ma solo a fronte di un aumento della pressione promozionale.

       2.    Un panorama difficile, quindi. Ma ci sono formaggi che sono andati bene?

Pur avendo una offerta di prodotti davvero varia – basta camminare nel reparto freschi di un qualunque supermercato per capire quante referenze siano a disposizione dei consumatori – la domanda si concentra su un numero limitato di prodotti.
La regina dei consumi resta la mozzarella, che nella variante “da cucina” ha visto crescere i consumi. Sono cresciuti i consumi di formaggi fusi, soprattutto delle fettine, dei formaggi già affettati, del mascarpone.
I dati sembrano confermare quello che dicono molti osservatori: aumentano gli acquisti di tutti gli ingredienti adatti a preparazioni casalinghe, perché la gente ha ridotto i consumi extra domestici.

       3.    Quali tendenze stanno affermandosi nei consumi, nelle novità proposte e nei canali di vendita?

Secondo una recente ricerca Assolatte/Cermes, il lattiero caseario è tra settori più innovativi: il numero di nuovi prodotti che ogni anno vengono immessi sul mercato è davvero elevato. Solo parte dell’innovazione, però, riesce ad affermarsi.
Oltre all’innovazione di prodotto, che riguarda soprattutto il settore dei freschi, con nuove innumerevoli referenze che arrivano sugli scaffali, si affermano le novità sui servizi.
Per esempio sono in crescita le vendite di formaggi già grattugiati, oppure degli yogurt bi comparto. Se perde terreno il latte fresco, aumentano le vendite di latte a shelf life  intermedia, che permette di ridurre il numero di atti di acquisto.
E aumentano i consumi di prodotti che hanno fascia di prezzo più bassa.
Abbiamo di fronte un consumatore che compera meno, vuole o comunque deve spendere meno, ed è disposto a pagare solo i prodotti che gli offrono qualcosa in più in termini di servizio.

       4.    E sul fronte dell’export, roccaforte del settore?

Grazie ad una fortissima attività delle imprese, la domanda estera di formaggi italiani è in continua crescita. Nel 2012 abbiamo superato le 300.000 tonnellate di prodotti esportati, sfiorando i 2 miliardi di euro, con una crescita del 7% in volume. L’aumento dei volumi si è però accompagnato ad una riduzione dei prezzi medi.
Una tendenza confermata anche nel 2013. Fino ad agosto abbiamo registrato vendite all’estero per un totale di 213.000 tonnellate, con un aumento dei volumi del 6,1% a fonte di un calo dei prezzi medi del 4,4%.
È evidente che il “made in Italy“ piace, ma non a ogni costo!

       5.    Cosa fare per aiutare un settore con tante potenzialità?

I fattori sui quali lavorare sono tanti, riconducibili comunque alla competitività: per colpa del costo del denaro, del lavoro e dell’energia, del peso del fisco e dei prezzi delle materie i nostri costi di produzione sono troppo alti.
Se a questo aggiungiamo che il quadro strutturale, burocratico e normativo in cui lavoriamo è tra i più difficili e costosi del mondo, capiamo che la via per lo sviluppo passa per l’abbattimento di queste barriere interne.
Faccio un esempio, ma ce ne sono decine: dopo aver sopportato per anni, abbiamo denunciato ad alta voce il cronico ritardo dei rimborsi IVA. Sono soldi nostri che lo Stato trattiene per anni, per colpa di lentezze burocratiche e della carenza di fondi.
Grazie al pressing esercitato da Assolatte e dalle altre organizzazioni confindustriali, la Commissione europea ha minacciato di aprire una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia. Sarà per questo che nel 2013, abbiamo assistito ad una maggiore velocità nel perfezionamento delle pratiche di rimborso e da una maggior disponibilità di risorse destinate a tali rimborsi?