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Il Mondo del Latte

L'EDITORIALE DE IL MONDO DEL LATTE

29-04-2021

Maggio 2021


Le esportazioni lattiero-casearie italiane continuano a crescere, è un dato di fatto. Ed è altrettanto assodato che tanti cerchino di salire sul carro dei vincitori, accampandosi il merito dei successi altrui.

La verità, però, è una sola: i protagonisti della diffusione del made in Italy nel mondo e dei record registrati negli ultimi anni sono gli imprenditori, che hanno creduto e investito tempo e denaro, rischiato in prima persona, per far conoscere i prodotti e far decollare il mercato del caseario tricolore.

Quanto successo nel nostro settore non è diverso da quel che è accaduto nel mondo della moda dagli anni ‘70. Alcune aziende (all’inizio ben poche), particolarmente lungimiranti, hanno intuito le potenzialità dei prodotti italiani, lavorato per farli conoscere all’estero, prima sui mercati vicini, poi su quelli più lontani, aprendo la strada ad altri prodotti e altre aziende.

I numeri confermano, infatti, che fino ai primi anni ’90, il settore sembrava poco sensibile ai richiami del mercato mondiale e l’export rappresentava una modesta quota della produzione nazionale.

Con poche esportazioni e tanto import – fondamentale per garantire i necessari approvvigionamenti – la bilancia dei pagamenti del nostro settore era in rosso di svariate centinaia di milioni.

Alla fine del secondo millennio il quadro è cambiato e le esportazioni sono cresciute in modo vorticoso: passando in vent’anni da 170.000 a 460.000 tonnellate, con un tasso medio di crescita dell’8% la bilancia dei pagamenti è passata dal profondo rosso a numeri positivi.

Oggi, nel segmento formaggi, la differenza export-import vale più di 1 miliardo e 400 milioni e – novità del 2020 – per la prima volta non è il solo segmento caseario a chiudere in attivo, ma l’intero settore, con un +212 milioni di euro che premia chi ha creduto nell’estero. Anche in tempi di Covid, nonostante le restrizioni e i problemi, le imprese tricolori si dimostrano una macchina da guerra capace di portare nel mondo prodotti sempre più apprezzati e di alto valore rispetto alla concorrenza.

Un altro miracolo dell’imprenditoria italiana, che lavora in un Paese di mille complessità, poco competitivo, con una burocrazia tra le più farraginose del mondo e – non dimentichiamolo – dove la produzione interna, per quanto cresciuta, è ancora insufficiente a coprire il fabbisogno industriale.

Chapeau, quindi, a chi ha saputo guardare lontano, che non può che essere il vero interlocutore delle istituzioni, anche quando si parla di export. Cartellino giallo, invece, a chi insiste a fare la ruota, mettendosi in mostra e cercando di fare propri i meriti altrui.