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Il Mondo del Latte

L'EDITORIALE DE IL MONDO DEL LATTE

02-05-2017

Maggio 2017


Pochi giorni fa ho partecipato alla neonata Cibus Connect, la nuova manifestazione organizzata da Fiere di Parma. Una fiera diversa da quelle alle quali siamo abituati: dura solo due giorni, gli stand sono essenziali, senza le scenografiche architetture che caratterizzano le grandi fiere internazionali, un forum sul settore agroalimentare, alcuni brevi convegni. E, lungo le pareti perimetrali del padiglione, tanto spazio per lo show cooking sponsorizzato dalle aziende presenti, che mostrano ai visitatori i mille possibili impieghi dei nostri prodotti migliori.

I commenti che ho raccolto sono positivi: sfruttando la coincidenza con la chiusura di Vinitaly, soprattutto il primo giorno sono arrivati a Parma numerosi buyer internazionali. Gradita la durata: limitare a due giorni la manifestazione della manifestazione, non ha messo a dura prova la resistenza dei partecipanti. È stato molto apprezzato anche arrivare con facilità in fiera e altrettanto facilmente parcheggiare (questo resta il tasto dolente di Cibus, nonostante gli investimenti e l’impegno degli organizzatori). Non da ultimo, il format permette di spendere poco, grazie a moduli preallestiti e spazi di dimensioni limitate.

Avendo vissuto il progetto fin dalla genesi, avevo raccolto alcune perplessità iniziali da parte degli operatori, gli stessi che – a consuntivo – si sono dichiarati positivamente colpiti dalla manifestazione.

Tutto bene, quindi, quel che finisce bene!

Resta solo un “ma”, sempre lo stesso. Il problema che si trascina da anni e che tutti sperano trovi una soluzione.

Mi riferisco, ovviamente, alla coesistenza con l’altra fiera italiana dedicata all’alimentare: Tuttofood, che apre i battenti proprio in questi giorni nei padiglioni di Rho.

Salvo rarissime eccezioni, chi ha partecipato a Cibus, non sarà a Milano. E chi ha investito parecchie migliaia di euro per uno stand a Milano sarà stato costretto a dire di no a Parma. Sono tanti quelli che si chiedono quando terminerà questo scontro e si troverà una soluzione a questo un po’ inutile duello.

Fino a due anni fa, forse, la fiera di Milano aveva una sua logica perché ha certamente contribuito a lanciare Expo. Ma l’esposizione universale è finita e davvero non c’è più alcuna ragione per chiedere alle aziende del nostro settore di investire ogni anno decine di migliaia di euro per partecipare a questa e/o a quella manifestazione.

Non c’è paese europeo che abbia due fiere alimentari in competizione tra di loro. Altrove, si fa sistema, si lavora, casomai insieme, per accontentare la domanda di chi espone e vuole presentarsi al grande o al piccolo pubblico. Possibile che in Italia non sia possibile fare lo stesso?


Adriano Hribal

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