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Il Mondo del Latte

L'EDITORIALE DE IL MONDO DEL LATTE

07-06-2018

Giugno 2018



A nche quest’edizione di Cibus è terminata. Anche questa volta, stando al parere dei più, è stata un successo.

Tanti gli stand (stupendi!), moltissimi i visitatori professionali, una miriade i prodotti, sia tradizionali sia innovativi.

Il meglio del meglio della nostra industria alimentare.

Per questioni temporali non ho potuto visitare tutti i padiglioni: il tempo è tiranno e passa sempre troppo in fretta, soprattutto quando ne approfitti per confrontarti e parlare con imprenditori, manager e amici di sempre, magari davanti a un buon piatto di pasta o di formaggio.

Così, nella quattro giorni a Parma ho potuto concentrarmi solo sul “nostro” padiglione, il due, dove ho ammirato il lavoro e i prodotti di marchi importantissimi.

La rappresentanza del lattiero-caseario è stata di altissimo livello e gli espositori soddisfatti. Le facce agli stand erano contente e sono venuto via con una sensazione sostanzialmente positiva.

La fiera è cresciuta in modo eccezionale. Sono stati fatti importanti investimenti per i servizi, i padiglioni e le strutture fieristiche. L’attività di incoming è stata sviluppata con professionalità.

Si può affermare che oggi Cibus sia un punto di riferimento centrale nel panorama fieristico internazionale e che voglia rappresentare il cibo made in Italy, riuscendoci.

Prima di chiudere la pagina 2018 e cominciare a lavorare per l’edizione 2019, che ospiterà Cibus Connect (il format snello che lo scorso anno ha fatto il suo ingresso in società), è giusto parlare anche di quello che non ha funzionato, o che non abbiamo apprezzato.

Permangono, purtroppo, alcune criticità e c’è stato qualche passo falso che doveva essere evitato.

Tra le criticità, la principale resta la logistica. Una fiera così importante non può mancare nella logistica: code chilometriche in autostrada, le navette bloccate nel traffico, auto parcheggiate ovunque, marce interminabili per raggiungere gli ingressi.

So che su questo tema sfondo una porta aperta. I vertici e gli organizzatori della fiera sono pienamente coscienti dei problemi e indispettiti quanto noi per i disservizi, che dipendono da carenze strutturali della città.

Bisogna migliorare, perché le possibilità sono due: rinunciare a crescere oppure rassegnarsi a essere un gigante con i piedi d’argilla. Ci sono ampi spazi di miglioramento e – lavorando insieme e facendo squadra – credo si possano sperimentare nuove soluzioni.

Veniamo ai passi falsi: Cibus è la fiera dell’industria alimentare italiana, privata e cooperativa. E tale deve restare.

La partnership con le imprese di trasformazione è sempre stato il punto di forza di questo appuntamento.

Sarebbe assurdo vendere l’anima esplorando collaborazioni che poco hanno a che fare con l’esposizione.

È per questo che alcune manifestazioni collaterali hanno irritato (non poco) molti imprenditori, che non hanno capito (come noi del resto) le ragioni di certe scelte.

Ma ci sarà modo di approfondire il tema in vista delle prossime edizioni.

Adriano Hribal

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